Ci sono libri che leggi tutto d’un fiato senza fermarti mai, dall’inizio alla fine, dalla prima all’ultima parola con la la voglia di divorarli per intero. Capita raramente, a me è successo di recente, ho passato una notte in ospedale per motivi che non sto qui a raccontarvi e avevo con me questo libro da poco acquistato, una pubblicazione della Sellerio, presa ad occhi chiusi in libreria, non conoscevo nemmeno l’autrice, una scrittrice spagnola, morta di recente nel 2011, Josefina Aldecoa, autrice di romanzi e memorie poco conosciuta in Italia.
Mi ha attratto il titolo “Storia di una maestra”, mentre le informazioni della quarta di copertina non mi allettavano molto perché parlavano di una vicenda ambientata negli anni tra le due guerre mondiali, nella Spagna prefranchista. Le narrazioni di ambientazione storico – politico, confesso mi attirano poco, anzi per dirla tutta scappo via mi allontano di scaffale, in un altro settore della libreria in cui mi trovo a fare acquisti. Ho iniziato la lettura di questo libro – non lo chiamo romanzo e poi vi spiegherò perché – verso le dieci di sera e ho chiuso l’ultima pagina che erano le quattro di mattina. Posato il libro sul tavolo mi sono subito chiesto il motivo che mi aveva spinto ad una lettura fino a tarda notte, non si raccontano nel testo passioni forti, né personaggi epici ma una quotidianità di una maestra di provincia che trascorre la sua esistenza lontana dalla città dove è vissuta, lontana dagli eventi più importanti della storia, eppure immersa in un quadro storico intriso di drammaticità, la Spagna repubblicana poco prima che si affermasse la dittatura franchista.
È questo uno dei passaggi cruciali del libro: la protagonista, una giovane maestra prima di iniziare la sua avventura lavorativa è testimone inconsapevole di una scena, una coppia di sposi per strada e lo sguardo fiero dello sposo che poi alla fine del libro riconoscerà in una foto di giornale come un personaggio importante della storia che ha vissuto e che l’ha colpita duramente negli affetti più intimi. Il narratore del libro è la maestra che racconta alla figlia le vicende della sua esistenza, meglio di una parte della sua esistenza fino all’evento drammatico della morte del marito, quindi sotto forma di racconto autobiografico. In effetti il libro è materiale autobiografico, più precisamente l’autrice racconta le vicende della madre, riorganizzando i racconti che ha ascoltato lungo tutta un’esistenza. Certo è un particolare, punto di vista, quello di una donna, di una maestra che si affaccia al mondo appena ventenne con un bagaglio di sogni che invece si realizzano, come sempre accade nella vita di ogni essere umano, in maniera del tutto diversa da come se li era immaginati. Ancora una volta la casa editrice Sellerio mostra la capacità di mettere alla luce scrittori considerati minori dalle grandi case editrici o storie di cui vale la pena appassionarsi come in questo caso, dove in “Storia di una maestra”, Josefina Aldecoa con una bravura nitida ci fa rivivere un periodo storico, seppur ampiamente affrontato nei libri di storia o in ricostruzioni cinematografiche, ancora poco conosciuto nei suoi aspetti marginali.
Vincenzo Piccione