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Di Matteo in Matteo

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sostiene che i suoi sonni sono turbati ogni notte dal pensiero di un suo omonimo. Non si tratta, come molti avrebbero scommesso, del leader leghista Matteo Salvini, ma del boss Messina Denaro. Naturalmente, chi vive in Sicilia e della lotta culturale alla mafia ha fatto il proprio credo quotidiano, un’affermazione del genere potrebbe fare anche piacere. Il problema è che nei dieci mesi trascorsi alla guida del governo, Matteo Renzi ha davvero poche volte dimostrato di essere ossessionato dalla lotta al malaffare. Come spesso gli capita, ha utilizzato slogan o frasi ad effetto per dimostrare che il tema gli sta a cuore. Lasciandosi però sfuggire l’aspetto concreto della questione.
Rispondendo a un appello dello scrittore Roberto Saviano, lo scorso marzo Renzi annunciò che avrebbe portato il tema dell’emergenza criminalità al centro del dibattito politico continentale durante il semestre di presidenza europea. Al contempo, preannunciò l’adozione di cinque strumenti per contrastare Cosa Nostra: aggredire i patrimoni criminali, ripensare lo strumento della certificazione antimafia, riformare l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, cambiare le modalità con cui vengono attuati i commissariamenti delle amministrazioni sciolte per infiltrazioni mafiose, procedere alla nomina di una figura di prestigio alla guida dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. L’unico provvedimento davvero attuato è stato proprio quest’ultimo, con il conferimento dell’incarico al magistrato Raffaele Cantone. Per il resto, si è visto poco. E a livello europeo pochissimo, se pensiamo che il semestre di presidenza europea sta andando in archivio senza la nomina di una nuova commissione antimafia, capace di dar continuità al lavoro avviato nella legislatura precedente da quella guidata da Sonia Alfano.
Nel frattempo, gli scandali dell’Expo e di Mafia Capitale ci hanno riconsegnato uno scenario desolante, tanto da portare il New York Times, appena qualche giorno fa, a dire che “non c’è angolo d’Italia immune dalla criminalità”. Considerazione, purtroppo, condivisibile. E non sarà l’arresto di Messina Denaro, per quanto auspicabile, a risolvere d’incanto tutti i problemi.

Vincenzo Figlioli

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