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Scendiamo in piazza

Quanto accaduto in Italia nella settimana appena trascorsa ha un’importanza storica. E’ da tanto che lavoratori, pensionati, disoccupati non scendevano in piazza in massa per rivendicare i propri diritti. A Roma sabato c’erano circa un milione di persone e a sfilare con loro la Cgil che ha indetto la manifestazione per protestare contro l’attuale Governo (tecnico, ricordiamolo) e contro le sue grandi riforme: la Legge di Stabilità prima, ed il Jobs Act dopo. Una manifestazione che ha provocato la commozione di Cesare Romiti, l’ex direttore generale della Fiat, che l’11 settembre 1980 provocò la famosa “marcia dei 40mila” dopo oltre 14mila licenziamenti: “Sono orgoglioso di averla provocata, una bella botta alla strategia della tensione”, ha detto. Ma quella era – nel bene e nel male s’intende – un’altra politica. A Roma, il segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso ha detto di essere sul piede di guerra: “Siamo pronti a tutto, anche allo sciopero generale. L’articolo 18 non va abolito bensì esteso anche a chi non ce l’ha. Nessuno in buona fede può pensare che licenziare senza una giusta causa sia un totem ideologico. E’ invece una tutela concreta”, ma ha detto anche che: “Crisi e rigore continueranno a tenere il Paese nella stagnazione; c’è chi crede che uguaglianza sia una parola antica, per noi non lo è”. Nel week end però i renziani hanno organizzato la “Leopolda” che, per chi non lo sapesse, è la prima stazione ferroviaria di Firenze. Certo, Renzi coi nomi strani è imbattibile (vedi il Patto del Nazareno), più del lettone di Putin di berlusconiana memoria. Il premier ha detto che lì c’erano almeno 15 testimonianze di persone che hanno creato posti di lavoro: beh, considerato che si tratta di politici e politicanti è facile pensare che un aggancio alla vecchia maniera lo abbiano trovato facilmente. “Al di là della siepe”, come diceva il “giovane favoloso” Leopardi, ci sono gli altri piccoli leader del PD, primi fra tutti Cuperlo che parla già di scissione all’interno del partito e la Bindi che ha definito la Leopolda “imbarazzante”. Ma la settimana appena trascorsa ha visto a Marsala un’altra dura protesta: quella dei lavoratori degli scuolabus con il SI.NA.L.P. e dei genitori degli alunni delle scuole marsalesi che si vedono privati di un’occupazione i primi, e di un servizio essenziale i secondi. Parlando con i manifestanti ho avuto una sensazione: non si è più disposti a sopportare nulla. Un nuovo corso per il Paese? Forse solo un vecchio film già visto…

Claudia Marchetti

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