“Il piano di sicurezza diceva di vietare l’avvicinamento di persone, ma questo non è stato riscontrato”
Sono stati ascoltati tre testimoni della lista del pm, davanti al giudice monocratico Riccardo Alcamo, nell’ultima udienza del processo che prende le mosse da quanto avvenuto il 15 luglio del 2010 quando crollò un’impalcatura edile piazzata davanti alla Cantina Florio e per poco non perse la vita Vincenzo Pipitone, all’epoca 53enne, che si trovò a passare da lì in moto e fu travolto dal ponteggio. Sono alla sbarra: il responsabile del cantiere e il coordinatore della sicurezza. Si tratta di Marcello Lombardo difeso dall’avvocato Giovanni Galfano e Giuseppe Maurizio Angileri, assistito dagli avvocati Giuseppe Milazzo e Roberto Genna. Già in sede preliminare Vincenzo Pipitone si è costituito parte civile, ed è difeso dall’avvocato Lillo Fiorello. All’epoca la vicenda causò non poco scalpore, in quanto il crollo è avvenuto davanti alla facciata principale della storica Cantina Florio, sul lungomare. Improvvisamente, verso le 10 del mattino, una grossa impalcatura edile posizionata davanti lo stabilimento vinicolo è piombata sulla sede stradale travolgendo Vincenzo Pipitone che passava da lì in sella al suo scooterone Honda Phantom grigio. Le lesioni furono talmente gravi che il signor Pipitone è costretto sulla sedia a rotelle. Nell’ultima udienza ha deposto l’appuntato scelto dei carabinieri Vincenzo Di Girolamo che ha effettuato i rilievi sul posto il giorno del crollo: “Abbiamo effettuato i rilievi come se fosse un sinistro stradale e anche i rilievi fotografici. Abbiamo appurato che era caduto un muro forse per le vibrazioni. Quando siamo intervenuti sotto le macerie c’era ancora il signor Vincenzo Pipitone. Ho identificato cinque soggetti. È caduta anche una parte del muro di cinta, che era la parete di un immobile che la ruspa stava demolendo. Abbiamo rilevato l’impalcatura a terra, i segnali di pericolo, la larghezza della strada. Il muro crollato si trovava al primo piano, sopra il muro di cinta, a circa tre metri”. Anche il vigile urbano Antonino Mortillaro è stato chiamato a deporre: “abbiamo fatto un accertamento sulla viabilità nell’ottobre successivo. Per l’esattezza le foto sono del 7 ottobre, mentre il dissequestro è avvenuto il 16 ottobre”. L’ultimo teste è stato Francesco Vallone, tecnico per la sicurezza dell’Asp. “Il ponteggio non era ben puntellato – ha detto –. Il piano di sicurezza diceva di vietare l’avvicinamento di persone, ma questo non è stato riscontrato. Il ponteggio era ancorato solo con quattro ancoraggi, anziché dieci”.