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Dichiarato fallito il gruppo 6 Gdo. Era stato confiscato a Grigoli, prestanome di Messina Denaro

Il Tribunale di Marsala ha dichiarato il fallimento del Gruppo 6 Gdo. Non è stata accolta la proposta di concordato presentata dall’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, che si è impegnata in questi mesi per trovare una soluzione e garantire un futuro occupazionale ai 400 lavoratori del gruppo che fino a qualche anno fa veniva guidato dal castelvetranese Giuseppe Grigoli, il “re della grande distribuzione”, già condannato in appello a dodici anni di reclusione per associazione mafiosa e considerato uno dei principali prestanome di Matteo Messina Denaro.

L’accordo avrebbe consentito la ricollocazione di una buona parte dei dipendenti con l’avvio immediato dell’attività. Restavano fuori, invece, circa 70 lavoratori, per le quali il Centro di distribuzione l’Agenzia dei beni sequestrati stava valutando un percorso alternativo, coinvolgendo altri soggetti.

Tra le motivazioni del decreto il giudice ha contestato alcuni vizi di forma che inficerebbero la valenza del concordato preventivo. Inoltre, il giudice ha ritenuto carente la solvibilità della Esse Emme, società che riunisce tre aziende e che opera nel settore da diversi anni, indicata come subentrante nella proposta di concordato presentata dall’Agenzia.

Filcams Cgil, la Fisascat Cisl e la Uiltucs Uil di Trapani hanno espresso “forte preoccupazione per un dissenso che avrà serie ripercussioni sul futuro occupazionale di circa 400 lavoratori dei punti vendita direttamente e indirettamente collegati all’azienda castelvetranese della grande distribuzione, confiscata al mafioso Giuseppe Grigoli”.

Per i segretari della Filcams Cgil Anselmo Gandolfo, della Fisascat Cisl Franco Lo Sciuto e della Uiltucs Uil Mario D’Angelo “il decreto pone un freno a quella che sembrava essere la soluzione per la ricollocazione dei lavoratori”. “Auspichiamo  – hanno detto i tre segretari –  che questa non sarà una delle tante occasione mancate a fronte di numerose aziende confiscate alla mafia ma, successivamente, dichiarate fallite. Crediamo – hanno concluso – che ci siano ancora le condizioni affinché il Gruppo 6 Gdo possa diventare l’esempio di un’azienda confiscata e ricollocata sul mercato”.

Nei mesi scorsi, si era molto insistito sul valore simbolico di questa vertenza, in un territorio che resta pur sempre legato al nome di Matteo Messina Denaro. Proprio per tale ragione, l’allora presidente della Commissione Europea Antimafia Sonia Alfano aveva chiesto un intervento anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi: “non può passare il messaggio che un’azienda confiscata al prestanome del boss Matteo Messina Denaro rischi di chiudere dopo essere entrata nel patrimonio dello Stato”, aveva dichiarato la Alfano.

“Per quanto ci riguarda – ha affermato il segretario generale della Cgil di Trapani Filippo Cutrona – dobbiamo evitare che passino messaggi contraddittori. La mafia non dà lavoro, né sviluppo. Quel gruppo non basava le proprie attività su logiche imprenditoriali, ma pensando ad altro. Proprio per questa, la vertenza 6 Gdo è stata così complicata”.

La vicenda, comunque, non appare ancora del tutto chiusa. Si parla molto di un interessamento del mondo della cooperazione sociale e di Libera, che anche attraverso i dirigenti nazionali sta cercando di trovare delle soluzioni che possano restituire un futuro ai lavoratori del gruppo.

Vincenzo Figlioli

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